– 15 -A lezione di politica estera grazie al commercio della birra
Alla fine della Prima Guerra mondiale, Gustav Stresemann (Berlino, 10 maggio 1878 – Berlino, 3 ottobre 1929) contribuì in modo significativo alla politica estera tedesca. Abile e molto intelligente, da ministro degli esteri prestò molta attenzione ai fragili equilibri sia nella politica interna sia in quella estera.Era figlio del commerciante di birra berlinese Ernst August Stresemann e di sua moglie Mathilde. Unico dei sette fratelli a frequentare il ginnasio, concluse gli studi con una tesi sul tema “Lo sviluppo del commercio berlinese di birra (Die Entwicklung des Berliner Flaschenbiergeschäfts)”. Stresemann guidò la Germania in modo fermo e deciso, con la stessa fermezza con cui da ragazzo sorreggeva i bicchieri di birra posti sui vassoi. Il padre era un grossista dedito al commercio della birra di frumento Berliner Weisse. La prendeva in fusti dai birrifici, la imbottigliava e poi la vendeva ai negozi. La famiglia aveva una taverna sita su Köpenicker Strasse nel quartiere Luisenstadt. Sul retro erano state ricavate due stanze che fungevano da locanda. Il piccolo Gustav iniziò a prestare servizio non appena fu in grado di vedere oltre il bancone. Era molto sveglio per la sua età e ciò che lo interessava maggiormente era l’aspetto economico legato al commercio della birra. Sapeva benissimo qual era il prezzo al litro della birra di frumento in fusto, quanto si poteva chiedere se imbottigliata e quali erano i costi di manodopera per l’imbottigliamento, il trasporto ed altro ancora. Ben presto sul finire dell’Ottocento diversi altri birrifici di Berlino cominciarono a svilupparsi e iniziarono a gestire propri impianti d’imbottigliamento. In questo modo iniziò la concorrenza con la quale gli Stresemann iniziarono ben presto a fare i conti, facendo comunque affari, mentre Gustav progettava il suo “domani”. Stresemann riteneva l’efficienza economica un requisito fondamentale per il successo sul mercato. Birrifici e imbottigliatori non erano nemici tra loro, ma alleati: se gli affari di un birrificio non erano proficui, neanche il grossista suo partner poteva guardare al futuro con fiducia. Per questo motivo Stresemann pensava che le piccole imprese dovessero specializzarsi, creare e fare parte di una rete. Da sole non avrebbero potuto gestire in modo competitivo e concorrenziale tutta la filiera. Inutile tentare di gestire in autonomia il trasporto, l’imbottigliamento, la distribuzione al dettaglio e la vendita di piccoli quantitativi di birra con la stessa efficacia dei grandi birrifici. Un imprenditore poteva collaborare con il birrificio per trasportare i fusti di birra. Un altro poteva imbottigliare quei lotti che il birrificio per un qualsiasi motivo non era in grado di gestire da sé. Un altro poteva occuparsi della consegna delle casse di birra in bottiglia nei negozi e un quarto poteva dedicarsi esclusivamente alla gestione della birreria. I rivenditori avrebbero potuto affermare la loro posizione dando vita ad un proprio birrificio. Uno degli aspetti a cui i birrifici locali dovevano prestare attenzione era la diffusione delle lager bavaresi. La preparazione della Berliner Weisse necessitava di tempo e il quantitativo prodotto non poteva eguagliare i livelli di birre a bassa fermentazione come le lager. Stresemann ne deduceva che birrifici e commercianti di birra di Berlino dovessero al più presto escogitare nuove forme di collaborazione ed ottimizzare le proprie attività anziché rimanere aggrappati ai loro ruoli tradizionali. Dopo aver ottenuto il titolo di dottore con una tesi che ottenne il massimo dei voti, Stresemann fece carriera nelle associazioni industriali. Divenne presidente dell’associazione degli industriali sassoni. Si distinse in campo politico, diventando un soggetto influente sul piano nazionale. Nel 1918 fu uno dei padri fondatori del Partito popolare tedesco della destra liberale (Deutsche Volkspartei, DV) e ne divenne il primo presidente. Fu nominato Cancelliere del Reich e fu ministro degli esteri dal 1923 al 1929, anno della sua morte. All’indomani della Prima guerra mondiale, una politica basata sulla minaccia o sull’uso della forza non poteva più essere una pratica efficiente nell’interazione tra gli Stati: la cosa migliore era incentivarne la collaborazione. Nella nuova Europa progettata da Stresemann le superpotenze e gli Stati più piccoli potevano trovare ciascuno il proprio spazio e una strategia di successo. Così come aveva avveniva nel commercio della birra. Nel 1923 fu nominato cancelliere. L’economia della Germania era in pessime condizioni con un tasso di inflazione molto elevato. Francia e Belgio avevano appena occupato la Ruhr e diverse regioni del paese si ribellarono. Nell’ottobre 1923 la Renania dichiarò la propria indipendenza e a novembre i nazionalsocialisti tentarono un colpo di stato in Baviera. In questo scenario bellicoso l’idea di una fratellanza franco-tedesca o di una cooperazione economica europea non era praticabile.
Prima di occuparsi della politica estera, Stresemann ebbe modo di risollevare l’economia tedesca dedicandosi alla politica interna. Da Cancelliere arrestò l’inflazione adottando una nuova moneta, il Rentenmark, pari a un trilione di vecchi marchi. Una brillante deduzione fu capire che una moneta è forte soltanto se il suo valore nominale ha un equivalente tangibile. Da ministro degli esteri Stresemann provò a riportare la Germania in una posizione paritaria rispetto ai paesi vincitori della Prima guerra mondiale. Sottolineò di aver sostenuto la cooperazione tra gli stati europei «non per amore dell’Europa, ma per amore della Germania». Secondo la sua visione lungimirante, la cooperazione tra le nazioni avvantaggiava tutti e l’interdipendenza economica tra paesi vicini era la chiave per prevenire le guerre. Gustav Stresemann soffriva di gravi problemi cardiaci dal 1927 e due anni più tardi morì d’infarto. Fu sepolto nel cimitero di Luisenstadt nel distretto berlinese di Kreuzberg.
Fonte: Wikipedia; Storia dell’Europa in 24 pinte