Un esempio per la famiglia degli HomeBrewers

«Essere, o non essere, questo è il dilemma:

se sia più nobile nella mente soffrire

colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna

o prender armi contro un mare d’affanni

e, opponendosi, por loro fine?

Morire, dormire…

nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine

al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali

di cui è erede la carne: è una conclusione

da desiderarsi devotamente»

 

Essere, o non essere (To be, or not to be nell’originale inglese) è una frase dell’Amleto di William Shakespeare . È una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi. L’interrogativo esistenziale del vivere soffrendo (essere) o ribellarsi rischiando di morire (non essere) è alla radice dell’indecisione che impedisce ad Amleto di agire (il famoso «dubbio amletico»).

No sto impazzendo e non voglio nemmeno uscire dal seminato di questo giornale. Adesso riporto le vostre menti a fattor comune e torneremo a parlare di birra. Questa curiosa anteprima mi è servita per presentarvi il protagonista di questa intervista. Lui è… Maurizio Romiti.

 

A te le parola

Maurizio Romiti, classe 1980 Persona metodica e precisa (così almeno mi definiscono gli altri)…

 

Stoooop! Scusa Maurzio. Mi sembra di essere l’ispettore Montalbano che riceve dall’ispettore Fazio gli aggiornamenti richiesti. Uguale. Scusa. Andiamo avanti

Piuttosto riservato e di poche parole, uno di quelli che preferisce ascoltare piuttosto che parlare. A chi non mi conosce potrei risultare antipatico, in realtà sono uno estremamente diverso da ciò che appaio, la timidezza spesso mi frena. Marchigiano Doc, abito in provincia di Ancona, a Belvedere Ostrense per la precisione. Sposato con Natascia, mia compaesana con cui ci conosciamo da sempre e abbiamo un figlio (Nico) di 2 anni e mezzo.

Diploma di scuola media superiore, perito Tecnico in Elettronica e Telecomunicazioni, un titolo di studio che poco centra con quello che in realtà io ho sempre saputo di voler fare…il lavoro di mio padre, il Carrozziere.

Vivo l’officina di famiglia, già da piccolo, orgoglioso di aiutare il babbo sono lì a fare “lavoretti” già intorno ai 10 anni, soprattutto durante le vacanze scolastiche, aiuto ma soprattutto imparo, con gli occhi “rubo” il lavoro di mio padre apprendendo la maestria dell’artigiano, fatta di esperienza, sudore e soprattutto passione. La cosa che mi affascina di più sono le vernici, i colori e così piano piano,  divento verniciatore togliendo parte del lavoro a mio padre che era tuttofare. Dal 1999, terminati gli studi, sono ufficialmente artigiano, carrozziere specializzato in verniciatura, all”interno della nostra carrozzeria.

 

Bene! Le presentazioni le abbiamo fatte e adesso sappiamo un po’ di te, Ma prima che i lettori cambino pagina, parliamo di birra. Perché le mie fonti (io) mi dico(no) che tu te ne intendi. Vero?

I miei tanti interessi spesso diventano vere e proprie passioni come è successo con l’Homebrewing, un hobby che per me è diventato imprescindibile, è la mia quotidiana valvola di sfogo e che mi distrae dai problemi di tutti i giorni, insomma spesso è la mia “via di fuga”.

Di birra ne ho sempre bevuta, fin da ragazzo, chiaramente in maniera moderata, bevevo le birre commerciali, quelle da supermarket, da pizzeria, la birra fino a qualche anno fa era quella. Se volevo bere qualcosa di”diverso”, al pub mi prendevo magari una Weisse, Franziskaner o Paulaner oppure una Blanche, la Hoegardeen era la mia preferita. Ecco diciamo che le mie birre erano queste.

 

Come è nato il tuo amore per le birre artigianali?

Il primo incontro con le artigianali fu grazie a Luca, un mio caro amico anche lui bevitore di birra, che mi iniziò a parlare di birre “particolari” bevute in queste nuove birrerie che stavano aprendo nell’ultimo periodo qua e là, non lontano da casa e galeotto fu un cesto natalizio che mi regalò, contenente 7/8 bottiglie e un bicchiere TeKu, era quasi sicuramente il Natale 2012 o forse 2013, boh!

Interessante. Mi metto comodo e tu continua pure.

Ricordo che la prima che stappai fu la “Zona Cesarini” di Toccalmatto, non fu subito amore, anzi, era amarissima, feci fatica a finirla. La seconda fu la “EiPiEi” di Opperbacco, anche questa bella amara, ma mi conquistò con l’aroma, con i profumi della luppolatura, cioè a dirla tutta ancora non sapevo nemmeno che fossero merito del luppolo ma la scintilla era scoccata. Iniziai a bere artigianali, ad informarmi, ad essere più esigente e a conoscere altri stili, mi si stava aprendo un mondo che mi conquistò nel giro di pochissimo tempo.

 

Ma i nomi sono impressi nei tuoi ricordi o te li sei annotati?

No no, non mi sono annotato niente, come dire, il primo amore non si scorda mai, ahahah. No a parte scherzi la Zona Cesarini mi è rimasta impressa per il suo nome con riferimento calcistico e la EiPiEi perché mi chiesi che cavolo volesse dire quel nome. Andai subito a cercare on-line e scoprii che era la pronuncia anglofona dell’acronimo “APA” che stava per American Pale Ale, lo stile della birra in questione.

 

Ok ma quelle erano birre di birrifici…tu quando hai iniziato e come?

Caso vuole, che dopo un po’ di tempo da quegli assaggi, un mio compaesano mi chiese se volessi assaggiare la birra che produceva con kit luppolati. “Ma vaaa!” dissi io “so che esistono dei metodi per fare birra in casa con degli estratti, ma non sarà mai buona, io non ci credo!!!” Insomma, sapevo da anni che si poteva produrre a casa ma avevo sempre pensato fosse una roba da poco, un gioco, tipo farsi l’acqua gassata con l’idrolitina per capirci.

Alla fine insistette e accettai. Beh! Nonostante fosse un kit luppolato di una pseudo lager, con stupore dovetti ammettere che era più buona di tante birre da supermercato che ero abituato a bere. La presi come una sfida, mi dissi che se ci era riuscito lui a farsi una birra “buona” potevo farlo anche io! Ecco questo è il punto di non ritorno, era l’estate 2014 e stavo pensando di fare la mia prima birra fatta in casa.

 

Dalle parole ai fatti?

Passai l’estate a leggere, cercare in rete, scaricare materiale, guardare video (mitici quelli di Salvatore Arnese di Brewing Friends) insomma tutto quello che riguardava l’Homebrewing era di mio interesse. Venni anche a conoscenza di Birramia e Mr.Malt al punto che, dopo l’estate di studio, a Settembre ordinai il mio kit di materiale, precisamente da Birramia con un kit E+G, una Weiss. Decisi di non partire dai malti luppolati, oramai avevo letto e studiato abbastanza, ho voluto mettermi alla prova deciso subito ad alzare l’asticella. Filò tutto liscio, fin troppo e la birra tutto sommato era bevibile ma lontana dalle aspettative.

 

Quindi tu sei uno che si è fatto da solo partendo dalla tecnica delle tecniche?

Vista la facilità con cui realizzai quella birra decisi di partire immediatamente con l’All Grain. Un paio di mesi giusto per reperire tre pentole, farmi un mulino modificando la  macchina della pasta Imperia di mia madre, un frigo usato con controller stc-1000, una serpentina in rame e via, subito alla prova con tre kit All Grain, una Bitter, una APA e una Blanche dove decisi di usare subito un lievito liquido, il Wyeast 3463 Forbidden Fruit, lievito che tutt’ora reputo il migliore per lo stile.

 

Quale fu il risultato di questa avventura?

La Bitter venne un disastro, la prima cotta AG andò male, efficienza minima e problemi vari legati ad inesperienza e fretta di fare, mi costrinsero a buttarla ancora prima di metterla in fermentatore.

 

Qui l’intervista si ferma. Osserviamo mestamente un minuto di silenzio. A perenne ricordo dei litri sprecati e delle cellule di levito immolate per nulla. Sigh!

Si ma la APA successiva e soprattutto la Blanche furono un successo, lontane dall’essere pertfette, se le assaggiassi adesso probabilmente troverei numerosi difetti, ma erano le mie due prime vere birre e furono di un livello che non mi sarei mai aspettato di poter raggiungere così presto. Insomma avevo bruciato qualche tappa, buttato una cotta ma ero soddisfattissimo. Inizia subito a reperire bottiglie usate, chiedendo a bar e amici perché sapevo che non mi sarei più fermato.

Essere o non essere…questo per Maurizio Romiti non sembra essere un dilemma.

I primi confronti con altri HB avvennero di lì a poco nel Forum di Mr.Malt che frequentai per tanto tempo, (il mio nick era Maurilio) tutt’ora oggi entro per leggere qualche post, ma non scrivo più. Ricordo con affetto diversi HB che mi aiutarono a crescere, ad esempio Allievo Birraio, Vrantist, Alexander Douglas, Lollo, e tanti altri homebrewer meravigliosi nascosti dietro i loro Nickname e che non ho mai avuto il piacere di conoscere, a parte uno, ChristianTilt (Christian Ciarlo). Ero anche iscritto nel forum di AreaBirra, ho avuto sempre la sensazione che lì ci fossero i migliori HB in assoluto, il livello di esperienza era molto alto, tant’è che leggevo sempre i vari post ma ho scritto pochissimo per paura di sembrare troppo inesperto.

 

Come mai non scrivi più nei forum? Secondo me c’è un gran bisogno di persone preparate, disponibili e pazienti come te.

Ma non è che non scrivo più, diciamo che ho abbandonato il forum di Mr.Malt perché faccio fatica a seguire più gruppi, ma sono  molto presente e attivo all’interno del “Forum della Birra” su Facebook. Un gruppo dove si ritrovano tantissimi HB, dai neofiti ai più esperti  ma anche mastri birrai pluripremiati ed esperti del settore, insomma è un gruppo dove si apprende e si cresce tanto. Io non sono nessuno rispetto ad altri, ci sono moltissimi più esperti di me ma cerco di dare il mio contributo partecipando attivamente al forum e cercando di dare i consigli giusti. Sono sempre a disposizione anche per chi mi contatta in privato, in fondo cerco di essere disponibile quanto lo sono stati altri per me, soprattutto all’inizio, ho trovato veramente tanta disponibilità da tanti ragazzi che mi hanno aiutato a crescere.

 

Quindi dici di aver ricevuto tanti consigli, c’è qualcuno che ritieni essere stato il tuo mentore?

Ecco, diciamo che non ho avuto un vero e proprio mentore ma se c’è stato qualcuno che più di altri ha segnato il mio percorso con buoni consigli, questo è Christian Ciarlo. Conosciuto come detto sul Forum di Mr.Malt, è stato quello a cui ho affidato maggiormente i miei dubbi, le mie domande, uno di quelli che ha sempre il consiglio giusto e pronto ad aiutarti. L’ho contattato veramente tante volte, mi ha sempre dato dritte giustissime,  della serie quando non sai come fare per risolvere un problema o hai un dubbio dici…adesso chiedo a Christian, sentiamo che dice! L’ho ritrovato anche sul Forum della Birra e un paio di anni fa siamo anche riusciti ad incontrarci al Beer Attraction a Rimini, un incontro che mi ha veramente fatto un enorme piacere. Di recente ero in vacanza in Trentino, lui ha da poco aperto una birreria a Riva del Garda, ne ho approfittato per andare a fargli un doveroso saluto. A lui devo anche l’approccio al metodo della fermentazione in isobarico e contropressione, metodi che sto usando costantemente e con successo nell’ultimo periodo.

 

Con che cadenza produci?

Di cotte in questi anni ne ho fatte abbastanza, credo una media di 15-20 all’anno, cotte da 25-30 litri massimo. E’ un ritmo bello serrato ma non so resistere alla tentazione di brassare una nuova birra, come ho la camera di fermentazione libera, via sotto con un’altra. Difficile dire quali siano i miei cavalli di battaglia, spazio continuamente tra i vari stili, tanta è la voglia di cercare sempre qualcosa di nuovo che difficilmente mi soffermo a ripetere o perfezionare una cotta. Posso comunque dire che realizzo spesso birre molto luppolate, tant’è che una delle mie birre più apprezzate anche da altri è stata una APA, ma poi spesso anche Blanche e Saison. In mezzo a queste poi ogni tanto ci metto Dubbel, Triple, Stout, Bitter, Kölsch e tanto altro, un po’ di tutto insomma, anche qualche birra acida come Gose e Berliner Weisse.

Solo ultimamente, con l’avvento del Fermentasaurus, lavorando in pressione, ho iniziato a produrre basse fermentazioni e a realizzare ad esempio Pils, Helles, Vienna Lager e Rauch stili che richiedono un po’ più di attenzione e che ho sempre apprezzato molto ma che prima d’ora avevo sempre evitato di affrontare per paura di sbagliarli visto che esprimono il loro meglio solo se realizzati fermentando in pressione e non rifermentando. Con sorpresa sono arrivati anche dei riscontri molto positivi dalle mie Vienna Lager e Rauch.

 

Come nascono le tue creazioni?

Come ho detto realizzo un po’ di tutto e le mie birre principalmente nascono dagli assaggi che faccio qua e là, in birreria o da birre di altri HB, mi lascio ispirare e poi ci studio sopra, seguendo le linee guida del BJCP e cercando di metterci, comunque e sempre, un tocco personale. Mi capita anche di fare birre un po’ piú singolari che partono da una speciale materia prima che magari improvvisamente mi ritrovo per le mani. Così sono nate la mia Blonde Ale al mandarino cinese, la Berliner Weisse al melograno e la Pumpkin Ale (birra alla zucca). Il bello dell’homebrewing è anche questo, poter sperimentare e creare birre con ingredienti anche più particolari. Faccio anche qualche affinamento in botte, ho un piccolo caratello da 20 litri misto rovere e acacia dove faccio passare specialmente birre in stile belga.

 

Parlaci del tuo impianto con cui fai le cotte. AIO, tre tini classico, altro?

Il mio è un impianto a tre tini classico, per cui sparge, mash e boil, autocostruito e frutto di innumerevoli cambiamenti nel tempo, partito con tre pentole da cucina e due fornelloni tutto gestito manualmente, ora è un impianto con un mash automatizzato e con accessori che lo rendono piuttosto performante. Il cuore dell’impianto è una pentola di mash da 56L con doppio fondo filtrate, Rims Tube con resistenza da 2,5 kW e pompa di ricircolo, tutto gestito da SmartPid, per cui ho completo controllo in automatico delle temperature e degli step di mash. Programmo il piano di ammostamento in anticipo, metto accensione posticipata e alla mattina quando vado a fare la cotta, mi trovo l’acqua alla giusta temperatura, una bella comodità. Completano l’impianto una pentola di boil da 40 L con pompa di Whirpool e una semplice pentola di sparge. È un impianto creato a mia immagine e somiglianza, con cui ho una efficienza di mash dell’80-85% e una efficienza  finale del 70-75%. Mi hanno chiesto se volessi venderlo, non lo farei mai, ci sono troppo legato, non avrebbe prezzo. Ha cambiato faccia tante volte, credo che non sia stato uguale per più di due cotte consecutive, ogni volta trovo un qualcosa da migliorare o da aggiungere, la mia fortuna è che mi adatto molto anche con il fai da te, a dirla tutta provo proprio piacere a costruirmi le cose, come ho fatto con l’automazione per il mulino e il supporto per la riempitrice in contropressione, un aspetto molto piacevole dell’homebrewing per me è anche questo. Ora dopo tanti upgrade credo che sono vicino alla forma definitiva, ma conoscendomi, non posso garantirlo.

Riguardo la fermentazione ho due camere di fermentazione, create con un frigo e un freezer a pozzetto, anche loro gestite da uno Smartpid, una camera di rifermentazione e due freezer a temperatura controllata che uso per la maturazione e lo stoccaggio estivo. Da qualche mese, faccio quasi tutto in isobarico con il Fermentasaurus e imbottiglio in contropressione, tecniche in cui credo fermamente e che hanno alzato notevolmente la qualità media delle mie birre.

Perche suggeriresti l’isobarico e il Fementasaurus? Facciamo un bilancio tra i pro e i contro.

Il Fermentasaurus è di fatto un fermentatore isobarico, con cui si possono fare fermentazioni in pressione gasando la birra direttamente con la co2 di fermentazione. I vantaggi principali stanno nel fatto di avere appunto birra già gasata a fine fermentazione, riducendo i tempi di produzione evitando la rifermentazione o la gasatura forzata. Ma soprattutto si possono produrre birre in completa assenza di ossigeno dal fermentatore alla bottiglia, andando in fusto o in bottiglia in contropressione con birra già gasata. Questo vuol dire che birre molto sensibili all’ossidazione come ad esempio le super luppolate IPA/APA, le Kölsch, o le basse fermentazioni come ad esempio Pils e Helles, possono mantenere la loro freschezza originale, avere una maggior stabilità nel tempo e una shelf life più lunga. Questo non vuol dire che certi stili si possano realizzare solo in isobarico ma è cmq dimostrato che travasi e rifermentazione sono deleteri e riducono sensibilmente la qualità di certe tipologie di birra  Altro aspetto importante che riguarda le luppolate, è che lavorando in pressione, per cui con fuoriuscita di co2 minima, si possono mantenere molto di più gli aromi della luppolatura, evitando che una buona parte dei composti aromatici se ne vadano con la co2 come succede con una fermentazione classica. Ci sono poi dei vantaggi secondari legati a fermentazioni più veloci o alla possibilità di spillare birra direttamente dal fermentatore ma come ho detto, non sono questi a fare la differenza.

Abbiamo parlato dei vantaggi, ma chiaramente ci sono anche dei contro. Partiamo dicendo che ci vuole un bel po’ di attrezzatura in più per lavorare con questo sistema come ad esempio, spunding valve, qualche fusto, bombola di co2 con riduttore di pressione, imbottigliatrice in contropressione, tubi e raccordi vari.

Il Fermentasaurus inoltre è abbastanza grande e ci vuole un frigo delle dimensioni giuste per poterne controllarne la temperatura, cosa che  si può ovviare anche modificando un freezer a pozzetto.

Ci vuole poi una maggior attenzione nelle manovre post fermentazione, lavorando con birra sotto pressione un minimo errore può voler dire una doccia di birra o comunque compromettere il risultato finale. Anche le fermentazioni vanno un attimo seguite con più attenzione in quanto non tutti i lieviti rispondono uguale se messi sotto pressione e fare Dry Hop con birra in pressione comporta qualche difficoltà in più  Insomma sono tecniche che di principio portano vantaggio ma se non fatte correttamente rischiano di portare piuttosto al risultato opposto. Io mi sono avvicinato con cautela a questo metodo iniziando prima a fare carbonazione forzata in fusto con bombola di co2 e poi solo successivamente ho acquistato il Fermentasaurus e a fare fermentazioni in pressione. Come ho già detto ho alzato notevolmente la qualità media delle mie birre e sono molto soddisfatto dei risultati per cui consiglio vivamente di prendere in considerazione queste tecniche e poi se sempre più birrifici professionali scelgono di lavorare in isobarico un motivo ci sarà. Chiaramente non è il sistema di lavoro universale, ci sono stili di birra che traggono comunque vantaggio dalla rifermentazione per cui sostengo che la cosa più giusta sia si, approcciarsi a queste nuove tecniche ma di non abbandonare le “vecchie” e scegliere la strada migliore in base alla birra che si vuole realizzare.

Per chiudere ci tengo ad invitare chiunque fosse interessato a questo argomento di iscriversi al gruppo Facebook ” Homebrewing. 2.0 Isobarico e Contropressione”, gruppo creato insieme a Davide Cantoni di “RovidBeer” per avvicinare il maggior numero possibile di HB a questo metodo di lavoro. Lì si possono già trovare molte spiegazioni, esperienze e spunti nonché news su attrezzature. Queste sono tecniche che inizialmente potrebbero spaventare e sembrare più difficili di quello che in realtà sono.

Insomma mi pare di poter dire che fare birra è per te motivo di gioia. Hai qualche progetto per il futuro?

Si, assolutamente è una gioia e un piacere, sono arrivato al punto che preferisco quasi di più fare birra piuttosto che berla. Per il futuro sicuramente vorrei continuare a fare birra divertendomi, a condividerla con gli amici in modo che possa essere il mezzo per conoscere ancora tanta altra bella gente come quella conosciuta in questi anni. Incredibile come con l’HB si riesca a fare gruppo e quanto forte sia il sentimento di amicizia che si è creato con ragazzi che si conoscono a malapena o addirittura che non ho mai incontrato. Solo per fare alcuni nomi…Vittorio, Diego, Giovanni, Luciano e tutti gli altri “ragazzi della via Lup”, Roberto, Fernando, Davide e tutto il gruppo di HB folli “MCB” e tanti altri a cui dico grazie per l’amicizia e il continuo scambio di idee. Io credo che in fondo l’Homebrewing sia come una vera e propria grande famiglia e sono fiero di farne parte.

Come obiettivi mi sono posto di finire il corso di degustazione con Unionbirrai, e diventare UBT. Sono fermo al primo livello, c’era stata la possibilità di finire già il percorso ma i vari impegni familiari e non, me lo hanno impedito, ci sarà tempo.

Mi piacerebbe creare nella mia zona occasioni per cotte pubbliche o cotte di gruppo, sinceramente ci sono poche situazioni per avvicinare gente a questo meraviglioso hobby ed è un peccato. C’è un detto che mi piace molto ricordare e dice “date ad un uomo una birra e ci passerà un’ ora, insegnategli a farla e ci passerà una vita intera”, credo che è una frase che rappresenti ogni Homebrewer e la dice lunga su quanto bello sia questo hobby.

Inoltre vorrei iniziare a produrre anche qualche Sour Beer a fermentazione spontanea, un mondo che mi affascina tantissimo ma che richiede molta esperienza e preparazione, requisiti che ancora non ritengo di avere. Credo che partirò in autunno cercando di fare una Sour Iga usando mosto di uve di Verdicchio tipiche della mia zona, ma per farlo dovrò sicuramente affidarmi prima ai consigli di qualche esperto.

 

I ragazzi della via Lup? Cosa è? Una commedia teatrale delle tue?

No no, però potrebbe anche esserlo in effetti, è più semplicemente un gruppo WhatsApp nato per l’acquisto di gruppo di luppoli da un birrificio amico di uno dei componenti. Il gruppo è stato creato dal nostro amico Luciano e il nome attuale gli è poi stato dato da un certo Giovanni Messineo, che credo tu conosca bene. È un gruppo chiuso a pochi “fortunati” ci sono quattro marchigiani (io compreso) due laziali, due piemontesi, un friulano, un siciliano e via dicendo. Ora l’acquisto di luppoli non è più possibile perché è venuta meno la disponibilità da parte del birrificio ma il gruppo è rimasto vivo e più attivo che mai. Giornalmente è fonte di spunti, scambi di consigli, opinioni o più semplicemente il tramite per farsi due risate e prendersi un po’ in giro. Prima ho detto che è chiuso a pochi “fortunati”, perché nonostante  la maggior parte di noi di fatto non si sia mai incontrata, si è creato un forte e sincero sentimento di amicizia che va oltre la semplice condivisione di un hobby, è una cosa incredibile, vera, a cui tengo molto. Devo tantissimo a questo gruppo, spero un giorno riusciremo ad organizzarci per un incontro, ma visto quanto siamo sparpagliati su e giù per l’Italia, la vedo dura.

 

Sogni nel cassetto?

Boh, non lo so sinceramente, magari un desiderio, quello sì. Quando una cosa ti piace e ti fa star bene, vorresti condividerla con chi ti è caro, ecco, mi piacerebbe poter un giorno condividere questa passione con mio figlio, ancora è troppo piccolo ma non vedo l’ora di metterlo sotto ad aiutarmi.

 

Di recente hai ricevuto complimenti da illustri addetti nel settore e hai anche vinto un concorso. Ne vogliamo parlare?

Si, faccio la premessa che ho sempre partecipato poco a concorsi, quasi sempre sono troppo lontani e non amo spedire le bottiglie. Questo invece era piuttosto vicino e ho avuto la possibilità di fare recapitare le birre evitando la spedizione, inoltre conoscevo il livello della giuria e mi faceva gola il premio in palio. Praticamente era un concorso tra Homebrewer organizzato da Slow Food in provincia di Rimini, birre divise in tre categorie con in premio una cotta in un birrificio della zona. Io ho partecipato con quattro birre, una Vienna Lager, una Rauchbier, una Porter e una Kölsch. Praticamente ho vinto due categorie su tre con la Vienna Lager e la Rauch e ho vinto la cotta in birrificio, cotta che andrò a fare insieme al birraio, realizzeremo la Vienna Lager e la produzione di 500 litri, verrà in parte data a me, la restante venduta dal birrificio. È stata una bella soddisfazione, si per il premio ma soprattutto per i riscontri positivi che hanno avuto le mie birre, non sono potuto essere presente alla premiazione ma è stata comunque una bella emozione.

 

Hai dei consigli da poter dare?

Non mi sento proprio la persona adatta a poter dare consigli, ma se mi è chiesto di farlo, lo faccio rivolgendomi a chi si è approcciato da poco a questo hobby. Consiglio di farlo con con umiltà ed educazione, passo dopo passo e di non bruciare le tappe, per raggiungere risultati è importante lo studio, conoscere bene le materie prime e sapere cosa si fa. Non abbiate paura di chiedere, fatelo agli HB più esperti ai  birrai a degustatori ecc…insomma apprendete da qualsiasi fonte e non limitatevi a copiare ricette, buttatevi, sbagliate, imparate, solo così si ottengono le vere soddisfazioni e si cresce. Se riuscite, iscrivetevi ad un corso di degustazione, ce ne sono sempre di più in tutta Italia, soprattutto organizzati da Unionbirrai e Mobi. Scoprirete stili di birra che forse vi sono ancora sconosciuti, conoscerete altri appassionati e soprattutto vi aiuterà a capire cosa avete nel bicchiere e a migliorare le vostre birre.

In ultimo un consiglio banale ma fondamentale, brassate, bevete ma soprattutto condividete.

L’Homebrewing è condivisione e penso che sia una grande risorsa per tutto il movimento birrario italiano, aiutiamolo a crescere.

bty 

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